martedì 30 aprile 2019

Il primo maggio a Foggia, azioni concrete e un Patto per il Lavoro: le mie proposte



Il primo maggio ha nuovi significati, soprattutto per chi un lavoro non ce l’ha. La disoccupazione giovanile e quella delle donne di ogni età, a Foggia, presenta numeri drammatici. Come drammatica è la situazione delle persone adulte che hanno perso un lavoro e hanno difficoltà a ricollocarsi. Un’Amministrazione comunale può fare molto. Il primo compito del nuovo sindaco e del rinnovato Consiglio comunale di Foggia sarà quello di elaborare e concordare proprio un Patto per il Lavoro con imprese, start up innovative, sindacati, organizzazioni di categoria e agenzie per l’occupazione. Un patto fatto di azioni, oltre che di intenti condivisi.
Si può e si deve ricominciare dal cuore della città e dalle periferie. Occorre trovare, tutti insieme, dei meccanismi efficaci che agevolino l’apertura di nuove attività commerciali e imprenditoriali. Le serrande abbassate, sempre più numerose in più punti della città, sono un grave danno non solo economico, ma anche dal punto di vista sociale e della sicurezza: più attività e maggiore presidio del territorio significano non solo reddito e lavoro per le famiglie, ma anche un migliore livello dei servizi ai cittadini e un “controllo spontaneo” del territorio. Occorre individuare - in collaborazione con Forze dell’Ordine, Magistratura e associazioni di categoria – il modo migliore per proteggere commercianti e imprese dal racket delle estorsioni. Il pizzo, le “spaccate”, le rapine e le bombe a fini estorsivi sono una piaga che va contrastata anche attraverso l’informazione, l’attenzione continua su questo problema, misure che possano fornire un aiuto materiale e morale a chi ne è vittima ma non vuole e non può rassegnarsi a questo stato di cose. Il quinquennio che ci lasciamo alle spalle, da questo punto di vista, è stato fra i più bui e tristi della storia di Foggia.
Un vettore praticamente inutilizzato per la nascita di nuove professionalità e nuovi posti di lavoro è il turismo, l’incoming, il complesso di iniziative, programmazione, promozione, servizi e strutture per accogliere i visitatori e valorizzare il patrimonio storico, culturale e ambientale della città di Foggia. Alla città capoluogo non mancano né gli attrattori turistici né, a giudicare dai dati su arrivi e presenze, una base di partenza sulla quale lavorare per incrementare i flussi: nel 2016 (dati Regione Puglia) Foggia ha totalizzato 62.036 arrivi di visitatori e 126.376 pernottamenti. E’ chiaro che la Città delle Tre Fiammelle non è il Gargano. Il capoluogo può attrarre un turismo diverso da quello delle classiche mete turistiche. Gli Ipogei Urbani, la Cattedrale e l’itinerario delle chiese, il Museo Civico, il Teatro e il Conservatorio dedicati a Umberto Giordano, la Villa Comunale e Piazza Cavour sono solo alcune delle bellezze e peculiarità da cui partire per proporre itinerari che facciano scoprire anche le borgate storiche (Borgo Incoronata con il suo Parco Regionale e il grande Santuario), la campagna foggiana, i siti archeologici e i borghi più vicini. Un potenziale praticamente inutilizzato è quello dato dall’integrazione fra turismo, fattorie didattiche e aziende agroalimentari: cantine, caseifici, frantoi storici, maneggi e allevamenti sono presenti in tutto il territorio, caratterizzandosi in moltissimi casi come assolute eccellenze.
L’ampliamento della zona Asi, il rifacimento dei mercati generali, la cura della città con la nuova programmazione di infrastrutture e servizi: Con il CIS, il Contratto Istituzionale di Sviluppo per la Capitanata, e i fondi già disponibili nel Patto per la Puglia, Foggia ha l'occasione di porsi concretamente al centro dello sviluppo dell'intera provincia. Fra i progetti, c'è anche la creazione di un grande distretto agroindustriale. Fondamentale è la progettazione della piattaforma logistica intermodale dell'ASI, per la quale sono stati stanziati 40 milioni di euro. Il nuovo sindaco e il nuovo consiglio comunale che saranno eletti il 26 maggio avranno il compito di rilanciare la programmazione dello sviluppo dopo i cinque anni di completo immobilismo dell'Amministrazione Landella. 


lunedì 29 aprile 2019

Fiera dell'Agricoltura, parlano gli imprenditori: le storie di chi investe e lavora invece di fuggire. E c'è chi è alla cinquantesima Fiera



FOGGIA – “Non venendo a inaugurare la Fiera Internazionale dell’Agricoltura e della Zootecnia, Landella ha fatto un torto alle imprese foggiane, quelle che hanno creduto e investito anche in questa settantesima edizione prendendo uno spazio e spendendo soldi per allestirlo”. Pino Lonigro, candidato al consiglio comunale con la lista “La Città dei Diritti”, interviene con queste parole sulla polemica sollevata dal sindaco uscente. “C’è chi fugge davanti ai problemi, scaricando le colpe sugli altri, e chi si rimbocca le maniche e continua a crederci e a lavorare. La Fiera ha tanti problemi, ma anche quest’anno ci sono eccellenze assolute del settore agroalimentare foggiano che hanno creduto in essa”, ha aggiunto Lonigro che ieri, domenica 28 aprile, ha visitato i padiglioni, andando a parlare con produttori e imprenditori. “Bisogna chiedere a loro come ripensare da zero l’appuntamento fieristico dedicato all’Agricoltura, il nostro comparto di punta, il settore capace di creare reddito, occupazione per migliaia di famiglie, portando il nome di Foggia e della sua provincia in giro per il mondo attraverso le esportazioni”.  
Uno dei suggerimenti, che emerge ascoltando alcuni dei più importanti imprenditori foggiani presenti in Fiera, è quello di cambiare il periodo di svolgimento della settimana dedicata al comparto primario: “La collocazione in maggio fu decisa nel secolo scorso, quando le esigenze erano diverse”, ha detto ad esempio Rocco Volpone, della “Lombardi Macchine Agricole”. “Quest’anno siamo presenti con la UNACMA, l’Unione Nazionale Commercianti Macchine Agricole, ci sono tutti i maggiori rivenditori di macchine agricole della provincia di Foggia, è un modo per ottimizzare i costi e professionalizzare ulteriormente la presenza in Fiera”, ha spiegato Volpone. Pietro Leone, dell’Oleificio Cericola, ha fatto la sua prima Fiera dell’Agricoltura di Foggia nel 1969. “Ero un dipendente allora, lavoravo per il mio datore di lavoro che era Paolo Sala. Con quella di quest’anno, sono 50 le edizioni della Fiera Internazionale dell’Agricoltura e della Zootecnia di Foggia in cui sono presente”, ha ricordato uno dei veterani dell’importante appuntamento fieristico foggiano. “Da operaio, piano piano sono riuscito a mettermi in proprio. Oggi lavoro con i miei figli”. Gli imprenditori chiedono fiere specializzate. Delle “biennali” che, di volta in volta, siano dedicate a settori specifici: l’olio, la produzione e trasformazione dell’ortofrutta, la ricerca e la tecnologia con l’agricoltura di precisione, gli impianti e le tecniche di protezione delle colture. “Bisogna organizzare un appuntamento fieristico che porti qui i buyer internazionali, li metta a diretto contatto con chi produce, faccia vedere loro le aziende con specifici educational, così da promuovere le intere filiere, l’integrazione reale fra aziende e territorio nel quale operano”, ha dichiarato Pino Lonigro che ieri ha iniziato la propria visita in fiera dal Padiglione Austria. “Ciro Palmieri gestisce questo spazio con una cura degna di encomio, facendo crescere la sua azienda di importazione e commercializzazione di capi di bestiame di altissima qualità, curati con amore e professionalità. Oggi l’azienda è in gran parte gestita dal suo giovanissimo figlio. Questo significa ricambio generazionale, futuro che vive già nel presente. Quello che chiedono è che si torni a credere nelle enormi potenzialità di un quartiere fieristico che non ha nulla da invidiare alle altre strutture attive in Italia e in Europa. Foggia è una città posta nel cuore di una delle più grandi province agricole del Mediterraneo. E’ un orgoglio di cui dobbiamo tornare a essere degni, lavorando insieme, non fuggendo dalle responsabilità”, ha concluso Lonigro.

sabato 27 aprile 2019

Landella fugge mentre la zona industriale rischia di restare senz'acqua



FOGGIA – “C’è il rischio che le industrie della zona ASI di Foggia, di qui a pochi giorni, restino a secco, senz’acqua. Il Consorzio ASI è moroso e acefalo: deve centinaia di migliaia di euro al Consorzio di Bonifica proprio per l’approvvigionamento idrico e si trova senza guida, dopo che anche il ‘socio’ di maggioranza, il Comune di Foggia, ha abbandonato la nave con la fuga strategica di Franco Landella dimissionario dal Consiglio di Amministrazione. Una scelta di irresponsabilità, operata proprio nel momento in cui stanno per venire a galla i problemi più grandi”. E’ questa la denuncia pesante e circostanziata di Pino Lonigro, candidato al Consiglio comunale nella lista “La Città dei Diritti” a sostegno della candidatura a sindaco di Pippo Cavaliere.
“Il Consorzio Asi acquista l’acqua dal Consorzio di Bonifica a 38 centesimi per metro cubo, rivendendo la risorsa idrica alle industrie che operano nella zona industriale a oltre un euro, prezzo comprensivo del servizio di depurazione assicurato alla maggior parte delle attività operanti nell’area, fatta eccezione per quelle che dispongono di un proprio depuratore”, ha spiegato Lonigro. “Se il Consorzio Asi non rientrerà dal pesante debito accumulato, il Consorzio di Bonifica si troverà costretto a chiudere i rubinetti proprio a ridosso del periodo in cui le industrie avranno bisogno della maggiore quantità d’acqua, poiché non siamo poi così lontani dal ciclo di trasformazione dei pomodori, ad esempio, ma anche di altre importanti produzioni”, ha ricordato il candidato consigliere de La Città dei Diritti. “Tutto questo succede proprio nel momento in cui apre i battenti la settantesima Fiera dell’Agricoltura e della Zootecnia. La crescita dell’agroalimentare e dell’occupazione nel comparto, a Foggia e in tutta la provincia, dipendono in modo determinante dallo sviluppo della zona industriale ASI. Nel momento in cui viene meno, per incompatibilità, la figura del presidente del Consorzio, era necessario che almeno il Comune di Foggia non abbandonasse la nave in tempesta. E invece Landella fugge dalle responsabilità”, ha aggiunto Pino Lonigro. “Badate bene, liberi di leggerla come una polemica da campagna elettorale, ma qui stiamo parlando del presente e del futuro più immediato di migliaia di persone: il Comune di Foggia, negli ultimi cinque anni, non ha fatto nulla, niente di niente, per portare a termine la procedura già avviata di ampliamento della zona Asi. L’ampliamento significa tre cose, innanzitutto: 200 ettari in più per nuovi insediamenti; nuova economia con gli interventi necessari a implementare i servizi in quei 200 ettari; migliaia di posti di lavoro potenziali con l’arrivo di decine di insediamenti di medie e di grandi dimensioni”, ha dichiarato Pino Lonigro.  
“Ciò che è necessario fare, nell’immediato, è scongiurare il rischio che il Consorzio di Bonifica si veda costretto a chiudere i rubinetti, interrompendo la fornitura idrica. Il Consorzio ASI si adoperi per proporre un piano di rientro dai debiti accumulati che fornisca le necessarie garanzie. Successivamente, e subito dopo le elezioni, il Comune di Foggia dovrà recuperare il tempo perso in questi ultimi cinque anni adoperandosi con celerità per completare l’iter necessario all’ampliamento della zona industriale. E’ quello il cuore pulsante capace di irrorare energia per lo sviluppo, l’innovazione e l’occupazione. Come tante, troppe altre questioni vitali, anche la cura e la centralità della zona industriale, in questi anni, sono state abbandonate, dimenticate in favore di una politica capace di produrre solo cortine fumogene e palloncini gettati al vento”, ha concluso Pino Lonigro.

venerdì 19 aprile 2019

Foggia resistente



Nasce tutto da qui, dalla Resistenza, dalla Liberazione dell'Italia dal nazifascismo. Quelli della mia generazione lo sanno bene. Le miserie e le macerie causate dal fascismo le abbiamo vissute nel lungo dopoguerra della ricostruzione, le abbiamo ascoltate dalla voce delle nostre madri, dei nostri padri. Foggia pagò un altissimo tributo.

Nella Villa Comunale di Foggia ci sono diversi monumenti. Ce n’è uno che racconta la storia di Vincenzo e Luigi Biondi, due fratelli. Si tratta dei fratelli Biondi, partigiani, foggiani che “non ancora ventenni combatterono e caddero da valorosi per la libertà d’Italia”. Morirono il 3 ottobre 1943 sul Colle San Marco, ad Ascoli Piceno, nello scontro tra la formazione partigiana di cui facevano parte e le truppe tedesche. La loro è una delle diverse storie che segnano a caratteri indelebili il legame di Foggia e della Capitanata con la Resistenza, la lotta di Liberazione dal nazifascismo. Nel corso degli ultimi anni, la storia e le differenti vicende che raccontano quel legame sono state oggetto di studi, pubblicazioni e riflessioni pubbliche soprattutto grazie all'ANPI, l'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia. 

Essere partigiani, oggi, significa continuare a condividere ideali e principi dell’antifascismo, valori sui quali è stata edificata la Costituzione della Repubblica Italiana. “In Capitanata sono state molte le persone che hanno perso la vita lottando per la Liberazione d’Italia dal nazifascismo, alcune importanti personalità sono invece sopravvissute e hanno rivestito un ruolo fondamentale nella costruzione della democrazia in Italia e nella nostra provincia”, ha ricordato recentemente Michele Galante, presidente provinciale dell’ANPI. Personalità appartenenti a diverse estrazioni politiche. I nomi sono tanti, citarli espone al rischio di dare un quadro incompleto e parziale, di certo spiccano storie e figure come quelle di Pasquale Specchio, Luigi Allegato, il grande Giuseppe Di Vittorio, il socialista Aldo Pedretti, il cattolico Antonio Matrella. E poi, ancora, Carmine Cannelonga, Peppino Papa, Ruggero Grieco. 

martedì 16 aprile 2019

Avere cura di Foggia. Ecco come si presenta stamattina il Rione Martucci



Ecco come si presenta stamattina Via Giuseppe Pepe, proprio nei pressi della scuola elementare Manzoni, al Rione Martucci.
La cura. Avere cura di Foggia, a cominciare dalle strade, i marciapiedi, i parchi e il verde pubblico, la pulizia e il decoro, le panchine, i luoghi e gli spazi a disposizione di tutti, da vivere insieme. Fare in modo che la città sia un posto in cui i nostri figli, i nostri nipoti possano camminare non tra i rifiuti, l’immondizia, le cacche dei cani, ma su marciapiedi puliti, non dissestati, sicuri. Una città in cui i bambini possano giocare nei parchi, non fra le auto e l’inquinamento di un traffico mal gestito e pericoloso per la loro incolumità. Avete l’impressione che questa sia una città per bambini? E gli asili nido, le scuole materne, i parchi: serve potenziare quantità e qualità delle strutture che sostengono le mamme e i papà, l’impegno di assicurare una migliore qualità della vita e più tempo libero e liberato alle famiglie.
Si può ricominciare da una cosa impegnativa, certo, ma elementare, basilare, per una grande città, un capoluogo? Certo che si può fare. Va fatto e lo faremo. Faremo ciò che in questi anni non è stato fatto. Negli ultimi cinque anni non si è avuta cura di Foggia. La città è sporca. La differenziata è un fallimento, non servono statistiche per avvalorare un dato che è sotto gli occhi di tutti. Chi cammina a piedi, anche in centro, deve guardarsi da piccoli e grandi esposizioni all’aperto di mobili ed elettrodomestici in disuso, da marciapiedi dissestati. Ci camminano i nostri nipoti su quelle strade, i nonni dei nostri figli. L’illuminazione pubblica è deficitaria, con intere periferie al buio, ma anche molte zone del centro non sono illuminate a sufficienza. Ci sono immobili di proprietà comunale abbandonati a se stessi, uno spreco incredibile. Possono essere recuperati, si può pensare a restituirli ai cittadini per realizzarne biblioteche e ludoteche di quartiere gestite da associazioni e volontari, a cominciare dalle periferie. Ci sono interi quartieri lasciati all’incuria e al degrado. Il rione Martucci, il Diaz, il Villaggio Artigiani, il Cep, il Salice, Viale Giotto, ma anche la zona di San Michele e, più in generale, tutte le aree che sono lontane dallo spot elettorale di una zona pedonale per cui si sono spesi milioni di euro e con risultati modesti che ora vengono sbandierati. Cosa è stato fatto per il quartiere Ferrovia? Hanno montato un gabbiotto vuoto.  
Costruiamo un patto di cittadinanza con i giovani, le donne, i pensionati per colorare quei quartieri, rivitalizzarli, facendo leva sul senso di comunità che è brace da ravvivare e calore da mettere in circolo. Utilizziamo tutto il potenziale delle associazioni culturali e di volontariato, convocando gli Stati Generali della cittadinanza attiva, promuovendo un programma di obiettivi e azioni che possano avere riflessi immediati e concreti sulla partecipazione, l’aggregazione, le iniziative culturali, sportive, per l’inclusione e l’integrazione di tutti. Solo così si possono rialzare le serrande abbassate, restituire dignità e fruibilità ai luoghi, dare luce ai quartieri.
Ci sono questioni e problemi la cui risoluzione non dipende soltanto dalla città, ma la cura di Foggia dipende esclusivamente da noi e su questo punto si può e si deve sviluppare un lavoro enorme, positivo, partecipativo, coinvolgente, dal basso. L’orgoglio di Foggia non è ostentare una sciarpa, strumentalizzare una maglia che è di tutti. L’orgoglio di Foggia può e deve essere una città che si rialza da cinque anni di propaganda vuota, di cassonetti strapieni e strabordanti, di rifiuti per strada e incendi di discariche a cielo aperto.  Perché questa è una grande città: grande per estensione, per genio e tragedie, per storia e bellezza, grande per cuore e passione. Averne cura è il seme che oggi prepara i germogli del domani. Coltiviamo il futuro